Buongiorno a tutti/e
il gioco-proposta come tema di riflessione odierno è quello del “mostro”.
In questo periodo dove l’incertezza la fa da padrona è opportuno riflettere su cosa sta accadendo , magari proprio dalla prospettiva dei bambini/e.
Già precedentemente, avevamo introdotto il concetto di angoscia, che ha come matrice qualcosa di indefinito, evanescente ed inconsistente a differenza della paura che ha come attivatore un antagonista definito, cioè un pericolo.
Abbiamo già riflettuto su come la paura sia “sana”, in quanto desta l’istinto di conservazione, e quindi ci attivi i super poteri cioè un clima di allerta in cui tutti i nostri sensi si affinano semplicemente perché il pericolo è alle porte e va contrastato, ma attenzione, questo processo avviene solo ed esclusivamente se è un pericolo definito. La paura quindi nasce dalla presenza di stimoli esterni allarmanti che segnalano un pericolo.
In tempi così particolari, dove siamo di fronte a una emergenza che non conosciamo è più sensato riferirsi all’angoscia che a differenza della paura ci lascia sospesi, in uno stato di ansia e invece di attivare i nostri sensi ci blocca in uno stato di attesa infinita.
I grandi temi alla base di tutte le angosce sono l’ignoto, l’isolamento e la separazione tre parole che di questi tempi sono ahimè al nostro ordine del giorno.
Quale strumento migliore se non dare un senso, un corpo, un volto a questa angoscia assieme ai nostri bambini/e?
Il tema simbolico del mostro antropologicamente è sempre esistito, i mostri sono da sempre presenti nell’immaginario di grandi e bambini, tanto che spesso il mostro è proprio rivelatore delle nostre parti più inconfessabili e nascoste, dell’io non socialmente condivisibile, quindi spesso siamo perfettamente in risonanza perché ci appartiene nella parte più intima di noi.
Un bambino/a che affronta il suo mostro si permette di vivere le sue parti più inconsce, quelle divoratrici, aggressive, socialmente non condivise, e giocando, quindi facendolo in un clima di finzione, di elaborarle e viverle a livello simbolico e di trasformarsi nell’eroe che vince!
Poter immaginare il proprio mostro quindi, proprio per la sua origine arcaica e per tutti ciò che rappresenta , fornisce una spinta creativa all’agire, quindi al reagire all’angoscia, mette un punto di rottura nello stato di attesa per attivare la possibilità di dare un senso a questa angoscia, definirla, renderla vera concreta reale, farla propria e gestirla.
Se volessimo azzardare una definizione sociale, OGNI PERIODO STORICO E’ DEFINITO DAL MOSTRO CHE LO RAPPRESENTA e ovviamente anche questa realtà contemporanea non ne è esente. Possiamo quindi dire che questo virus, a differenza del buio, del lupo, del cattivo di turno,della recessione, del terrorismo, delle guerre, delle carestie, e di tutti i grandi temi che hanno condizionato i periodi storici attraverso i secoli e i relativi archetipi delle angosce arcaiche, è un mostro contemporaneo nuovo, sconosciuto, indefinito, che ha messo a repentaglio i nostri canoni di giudizio in merito a chi è il nemico in quanto può arrivare da / e attraverso chiunque, anche da chi amiamo di più e non fa distinzioni sociali, chiunque può rimanerne colpito.
Si può affrontare solo ciò che si conosce, quindi una strada per accompagnare i bambini/ e nell’affrontare questa nuova realtà e supportarli nella gestione dell’angoscia è definire l’incerto, tracciare l’invisibile, concretizzare l’indefinizione.
Insieme possiamo pensare, immaginare, rendere vero e concreto il nostro mostro, dare un volto all’angoscia, un corpo, uno spessore in modo da renderla tangibile, da trasformarla in un elemento definito da poter sconfiggere, rendendo l’incertezza in trionfo e trasformando l’angoscia in trionfo.
Quindi forza diamo un volto, una voce, un potere, una forma… iniziamo a definire il nostro mostro, a connotarlo in ogni piccola parte, a concretizzarlo, scopriamo i punti di forza e i punti deboli, tanto a renderci invincibili sarà la spada con l’elemento magico del vero amore costruita precedentemente che può sconfiggere qualsiasi cosa. E’ attraverso il fare che i bambini/e acquisiranno la sensazione di riuscire a gestire l’imprevisto.